Per identificare i "peri" bisogna addentrarsi nella storia degli alpinisti triestini formatisi nelle palestre di roccia della Val Rosandra, tradizionalmente divisi tra le due società "concorrenti": la "Società Alpina delle Giulie" e la "XXX Ottobre".
Forse partendo dallo spunto di qualche rovinosa caduta di un rocciatore dell'Alpina dalla parete della via Mezzeni, tra i soci della XXX Ottobre si diffuse l'uso di soprannominare "peri" gli alpinisti della società avversaria (rifacendosi al detto triestino "El xe cascà come un pero").
Il dileggio trovò eco anche in una canzoncina (sull'aria della marcetta "Figli di nessuno"):
Peri dell'Alpina, che voi se,Questo uso pare sopravvivere ancora oggi, ma in maniera confusa, e quindi è giusto fare luce e consegnarlo alla storia dell'alpinismo triestino...
impareve a rampigar
zò per la Mazzeni
no xe el caso de cascar
Pare che, per contraccambiare, i soci dell'Alpina cominciarono a soprannominare "pomi" quelli della XXX Ottobre... ma appare solo una sterile ripicca, priva della giustificazione idiomatica che ha invece il termine "pero", e mancando anche di un qualche episodio preciso a giustificarlo. Quindi, decisamente inelegante...
Su una roccia poco distante dalla chiesetta di Santa Maria di Siaris, si trova una rozza graffito, una sorta di ideogramma mai identificato con precisione.
Qualcuno ipotizzò essere un misterioso simbolo legato ai Cavalieri Templari, trovandosi lungo il sentiero percorso dai pellegrini diretti a Santa Maria in Siaris. Altri ipotizzano invece essere un "pero" o un "pomo" stilizzati, e di esser stato quindi inciso in tempi molto recenti, richiamandosi appunto ai "simpatici" soprannomi appioppatisi a vicenda dai membri delle due associazioni.
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