Se ho atteso tanto, è perché speravo che durante l'inverno, con la vegetazione più rada, sarebbe stato possibile scattare foto migliori di una mia piccola scoperta... ma purtroppo ciò non è accaduto.
Procediamo con ordine: su tutto il monte Hermada si trovano i resti di moltissime fortificazioni e postazioni di artiglieria Austro-Ungarica. Resti di trincee, di bunker, di osservatori, di impianti militari si contano a centinaia, ed è impossibile camminare senza letteralmente inciampare in qualche testimonianza della prima guerra mondiale.
La "fortezza Hermada" fu lo scoglio su cui si infranse l'esercito italiano, ormai in vista di Trieste.
E, in termini di artiglieria, soprattutto nel 1917 fu munitissimo, con uno spiegamento di batterie di grosso calibro imponente: senz'altro una delle maggiori - se non la maggiore in assoluto - di tutta la prima guerra mondiale.
Alle pendici del Monte Hermada, ad ovest di Ceroglie, si trovano dei resti di fortificazioni abbastanza singolari, che fino adesso erano vagamente riconosciute come "postazioni di artiglieria di grosso calibro" (1)
Singolari perché sono costituite da un grosso muro paraschegge semicircolare, che protegge un ampio spiazzo interno, all'interno del quale si trova uno scavo quadrangolare molto regolare e curato.
Altri muri paraschegge, costruiti con grosse pietre legate con calcestruzzo, si trovano nei dintorni.
Il complesso non acquista una sua logica, fino a che non lo si riconosca per quello che realmente è: una postazione completa per un mortaio Skoda da 38 cm e per tutti i relativi mezzi e carriaggi di allestimento.
particolare del carro porta-munizioni a servizio del mortaio Skoda da 38 Ben evidente il carrello della dacauville, usata per il trasporto dei proietti |
Tutta l'area è imboschita, e quindi è impossibile scattare delle foto decenti che rendano l'idea delle costruzioni; tuttavia, in un sopralluogo si possono facilmente identificare molte caratteristiche strutture:
- la postazione vera e propria è costruita al margine di una dolina, efficacemente protetta da imponenti muri di calcestruzzo e pietrame
- in mezzo alla postazione, è evidentissimo uno scavo quadrangolare, con pareti consolidate in pietra, nel quale veniva posto il cassone che costituiva il basamento vero e proprio del mortaio
- a fianco della postazione, due piccoli bunker scoperti, con ingresso a meandro; il loro scopo non era tanto offrire protezione in caso di bombardamento, quando servire da rifugio ai serventi al momento dello sparo, affinché non fossero assordati dallo stesso. Probabilmente, erano sommariamente coperti con lamiera o con altra copertura, oggi scomparsa
- poco distante, un'altra massiccia costruzione, a "U" allungata, parte in pietrame a secco e parte in calcestruzzo.
Si tratta del riparo per il carro porta-munizioni; è ben evidente anche il passaggio (realizzato in calcestruzzo) per la decauville di servizio (vedi foto sopra)
Sono visibili gli scassi per una travatura (oggi scomparsa), che sosteneva una qualche copertura di protezione. - tra il riparo del carro porta-munizioni e la postazione vera e propria, è visibilissima la massicciata sulla quale era stata posta la decauville di servizio, che conduce in prossimità della piazzola di tiro
- nella medesima dolina, poco distante, si intravede l'accesso di un bunker, ormai interrato, ma che sarebbe interessante disostruire.
- nei dintorni si trovano diversi altri massicci muri paraschegge, edificati sempre in pietrame a secco e talvolta consolidati da calcestruzzo: si trattava di protezioni per gli altri veicoli a servizio del mortaio.
L'aspetto più sorprendente di questa postazione è il suo eccezionale stato di conservazione: a parte pochi cedimenti dei muri di pietrame, risulta praticamente intatta; e verrebbe da pensare che - in teoria - con pochi giorni di lavoro potrebbe tornare ad ospitare il possente mortaio da 38 per cui era stata realizzata.
Da considerare anche il fatto che con tutta probabilità di tratta dell'unica postazione del genere sopravvissuta oggi in tutta Europa.
Dove si trova esattamente?
Raggiungerla è molto semplice: basta deviare di pochi metri dalla carrabile che, da Ceroglie, conduce sulla vetta dell'Hermada (la stessa che, durante la "guerra fredda", era percorsa quotidianamente dalle "Campagnole" dell'Esercito Italiano, per raggiungere una baracca/osservatorio)Visualizza Carso segreto in una mappa di dimensioni maggiori
Alcune proposte
La più ovvia è che il luogo, adesso che si è compreso cosa rappresenta, diventa implicitamente uno dei più interessanti da visitare sul Monte Hermada (ma forse anche il più interessante in assoluto). Merita quindi di essere una "meta fissa" di qualsiasi escursione storica nella zona, e di essere incluso in qualsiasi circuito di visite che voglia esser realizzato.Ad esempio, una "meta fissa" attuale è costituita dai resti poco distanti di una postazione di un mortaio Skoda da 305, il "fratellino minore" di quello da 380.
Di questa postazione del mortaio da 305, quasi tutto è lasciato alla fantasia ed all'intuito del visitatore, perché ben poco è rimasto di effettivamente visibile, e quel poco è ben occultato da una rigogliosa vegetazione.
Non vi sono quindi confronti (né in termini di "leggibilità" delle strutture, né di interesse storico) con questa postazione del mortaio da 380.
Ma meriterebbe di esser adeguatamente valorizzato, tutelato e conservato. Si tratta probabilmente dell'unico manufatto del genere oggi esistente, e quindi anche il suo valore storico, di "archeologia di industria militare" è inestimabile.
E' sopravvissuto in maniera sorprendente a quasi un secolo di abbandono ed incuria, ma qualche sia pur minimo lavoretto di consolidamento e restauro sarebbe urgente ed importante.
La più urgente è quella di una radicale pulizia dalla vegetazione infestante: non tanto perché la vegetazione ne pregiudica molto la visibilità, ma anche perché ne mina la struttura (alcuni cedimenti parziali sono già evidenti).
La pulizia permetterebbe poi di eseguire un rilievo preciso della zona, importante sia al fine di pianificare ogni successiva attività di restauro, ma anche a fini storici e documentaristici.
Sarebbero poi auspicabili altri lavori di consolidamento, tesi a mettere in sicurezza e conservare le strutture.
Nel mondo dei sogni oggi irrealizzabili, l'ideale sarebbe porvi una replica del mortaio Skoda da 380 e dei relativi mezzi di servizio, rendendolo uno scenario unico per rievocazioni e per il "museo all'aperto" dell'Hermada.
Più realisticamente, in seguito alla pulizia ed al rilievo preciso della zona, sarebbe interessante la realizzazione di un diorama in scala (come base di partenza, esiste anche un kit in resina)
Di seguito, un po' di foto delle condizioni attuali della struttura; ma consiglio di recarcisi di persona perché, nonostante la vegetazione, la struttura è interessantissima e ben meritevole di una visita.
il bunker con l'ingresso a meandro, visto dall'alto |
l'ingresso a meandro |
la piazzola di tiro sulla destra, il massiccio muro paraschegge |
i resti dello scavo quadrangolare che ospitava il basamento del mortaio |
il muro paraschegge che circonda la piazzola |
come dappertutto sull'Hermada, anche qui è facile rinvenire grosse schegge, a testimonianza dei massicci bombardamenti subiti dalla zona |
la postazione, anche se imponente, si riesce a malapena ad intuire in mezzo alla vegetazione |
l'ingresso del bunker interrato, poco distante |
protezione del carro porta-munizioni: questo è il passaggio per la decauville di servizio |
la struttura di protezione del carro porta-munizioni vista dall'interno |
dettaglio del passaggio della dacauville |
altre strutture paraschegge |
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(1) così è descritta nella mappa allegata a "Ermada", di Dario Marini De Canedolo, Gruppo Speleologico Flondar, 2007
2 commenti:
Complimenti per il tuo blog in generale e per questa pagina in particolare.
Io e un amico appassionato di storia e Grande Guerra abbiamo passato un pomeriggio a girare sull'Hermada, e grazie alle tue indicazioni abbiamo facilmente trovato la postazione del 381, veramente rara e interessante. Purtroppo, come giustamente noti, lo stato di conservazione e la vegetazione non rendono la visita così efficace dal punto di vista della struttura, anche se devo ammettere che contribuiscono a darle un notevole fascino "rovinistico" grazie all'isolamento e all'esplorazione che bisogna compiere. In ogni modo un qualche recupero sarebbe auspicabile di certo, sarebbe già molto se il tutto venisse ripulito dalla vegetazione. L'idea di un modello in scala reale è un tantino estrema, se posso permettermi, da diversi punti di vista (sia da quello dell'impatto che da quello, diciamo così, "simbolico") pur rimanendo un intervento reversibile; mi sembra sempre preferibile in questi casi il recupero di quello che è arrivato dal passato, più piccoli interventi di integrazione ben marcati rispetto all'esistente. In ogni modo non è il caso discuterne, data purtroppo la scarsa propensione a investimenti simili: la ripulitura dalla vegetazione sarebbe, appunto, già un grande contributo!
Complimenti di nuovo per il tuo blog!
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