Una piccola novità: da oggi questo blog è raggiungibile con l'indirizzo www.carsosegreto.it
Continua a funzionare anche il "vecchio" indirizzo carsosegreto.blogspot.com (la piattaforma resta sempre blogspot), dovrebbero funzionare anche tutti i vecchi link (ma il condizionale è sempre d'obbligo, in questi casi).
Carsosegreto.it è un po' più facile da ricordare e suona meglio...
raccolta di curiosità, segreti e misteri (piccoli e grandi), scoperti girovagando a caso per il Carso triestino
giovedì 25 febbraio 2010
mercoledì 3 febbraio 2010
A zonzo in Carso con il GPS
Il GPS è uno strumento che fornisce all'escursionista maggior sicurezza - e questo per chi frequenta il Carso è un vantaggio relativo, perché tutto sommato se uno riesce a smarrirsi nel nostro territorio significa che avrebbe dovuto dedicarsi ad attività più proficue, come giocare a scacchi o fermarsi ad ammirare il panorama dal tavolo della prima "osmizza"...
Lasciando quindi il discorso "maggior sicurezza" all'escursionismo in terreni più vasti ed impervi, resta un altro innegabile vantaggio: il GPS apre nuovi orizzonti alla ricerca sul territorio, cambiando completamente le tecniche dell'"andare a zonzo".
Il GPS permette infatti di ritrovare punti specifici con maggior facilità, evitando le lunghe e faticose battute in mezzo alla boscaglia alla ricerca, talvolta infruttuosa, di una grotta, di un manufatto, di quella certa dolina dove...
(Il che, ripensandoci, non è detto che sia un vantaggio: queste battute, sia pur lunghe e faticose, sono utilissime per la conoscenza capillare del territorio... e costituiscono in definitiva un bagaglio di piacevoli ricordi).
Ma il GPS permette anche di esplorare il territorio in maniera più proficua, più totale, analizzando le "tracce" dei nostri percorsi e verificando quindi quali zone abbiamo saltato nelle nostre ricerche, e decidere quindi di tornare ad esplorarle... ogni cespuglio, ogni dolina ci riserva una sorpresa, in Carso.
E poi, le "tracce" dei nostri percorsi, analizzate poi con calma al PC, costituiscono assieme a foto e filmati uno "strumento della memoria" per rivivere a posteriori le nostre escursioni...
Tutto questo, per segnalarvi un'interessante risorsa, resa gratuitamente disponibile sul sito sentierinatura.it, dove è possibile scaricare tutta la cartografia regionale 1:25000 in formato compatibile per GPS Garmin.
Un grazie all'autore Ivo Pecile per l'ottimo lavoro.
Sullo stesso sito, è altresì disponibile un interessante guida a chi voglia realizzare mappe per GPS Garmin, utilizzando come base la cartografia regionale.
A proposito, sapete che la Regione Friuli Venezia Giulia rende disponibili gratuitamente on line tutti la Carta Tecnica Regionale (scala 1:5000) e la Carta Regionale Numerica (scala 1:25000) ?
Basta andare sul sito http://irdat.regione.fvg.it/CTRN/ricerca-cartografia/ , scegliere l'elemento che interessa e scaricarselo nel formato preferito.
E, se preferite le classiche e tradizionali mappe cartacee a queste diavolerie del GPS, potete stamparvela tranquillamente...
Buona passeggiata!
martedì 2 febbraio 2010
il castelliere di Elleri
Il castelliere di Elleri si trova sulla sommità del Monte Castellier, a cavallo del confine italo-sloveno.
Vi si accede attraverso un comodo sentiero, ben tracciato e ben segnalato, dalla frazione di Santa Barbara (Muggia).
Visualizza Carso segreto in una mappa di dimensioni maggiori
Si distingue dai castellieri carsici per esser stato edificato totalmente in arenaria, e non in calcare.
Del diametro di un centinaio di metri, tagliato in due dal confine di stato, nella parte italiana furono effettuati massicci scavi archeologici, che sono stati recentemente valorizzati con una serie di cartelli e passerelle di legno che li illustrano e permettono di comprendere pienamente nel corso della visita la struttura completa del castelliere.
La sua importanza risiede nel fatto di esser stato uno dei castellieri caratterizzato da una frequentazione molto ampia, che copre praticamente tutta l'epoca del bronzo e prosegue anche nell'epoca romana.
Fu quindi studiato dapprima dal Kandler, poi da Karl Moser, poi dal Marchesetti, ed infine da Benedetto Lonza.
Ma furono gli scavi svolti dalla Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli Venezia Giulia tra il 1976 ed il 1981 che diedero i risultati più interessanti, evidenziando tutta una serie di strutture murarie, un forno, oltre al rinvenimento di innumerevoli reperti.
Di tali scavi, condotti da Dante Cannarella, conservo un ricordo personale.
Allora adolescente, diedi un piccolo contributo all'immane lavoro di ricostruzione e riordino dei reperti raccolti durante gli scavi.
I reperti erano frammenti di cocci, che erano stati raccolti separatamente per zone e strati, ed infine stipati in sacchetti, a loro volta conservati in fustini da detersivo. Un sacchetto alla volta veniva aperto ed il contenuto sparso su un grande tavolo... e cominciava la caccia al tesoro. Si partiva da un pezzo, lo si studiava, si cercava qualche pezzo che, per grana e colore, potesse appartenere allo stesso manufatto, si tentava di far coincidere i pezzi in qualche maniera... e si procedeva in tal modo alla ricostruzione, almeno parziale, dei reperti.
Immaginate un gigantesco gioco di pazienza, realizzato mescolando i pezzi di centinaia di puzzle differenti, e sottraendone però anche una buona metà... un lavoro certosino, che richiedeva ore ed ore di impegno ed attenzione, e svolto (ovviamente) rigorosamente gratis.
Alla fine, ci si ritrovava spesso con un vasetto rabberciato in maniera precaria con colla Vinavil, a cui mancavano una metà dei pezzi... ma se il profilo era completo, tanto bastava perchè si potesse ricostruirne graficamente la forma completa o, se ne valeva la pena, effettuarne un restauro ricostruendo le parti mancanti.
Si raccoglievano poi le parti avanzate, che non erano state utilizzate per alcuna ricostruzione, e si riponevano nuovamente in sacchetti... e si passava ad un altro fustino, mentre lo sguardo cadeva sulla stanza a fianco, che conservava innumerevoli altri fustini in attesa di esser a loro volta aperti e riordinati.
Capitava anche che, all'apertura di un sacchetto, ci si ritrovasse con uno o più pezzi dall'aria familiare... si tornava quindi a recuperere e riaprire uno dei sacchetti già esaminati e nuovamente richiusi, per ritrovare talvolta qualche pezzo gemello... o più spesso inutilmente, perchè la sensazione di "già visto" che ci dava il reperto era in realtà fallace.
Lavoro pesante, impegnativo... ma senz'altro appagante. La soddisfazione di ricostruire, anche solo parzialmente, un manufatto protostorico è una sensazione unica ed impossibile da descrivere, che ripagava ampiamente le ore di impegno necessarie.
Continuando il breve excursus sul castelliere di Elleri: tra i vari reperti, venne rinvenuta anche una stele in arenaria, di epoca romana, con la scritta:
HAEC LEX LATA
EST FERSIMO QVEM SI QVIS VOLET
Altri reperti di epoca romana hanno permesso di determinare la presenza nell'area di un tempio mitraico, oggidì probabilmente completamente distrutto.
Gli scavi nel prato poco distante hanno restituito una trentina di tombe con copertura in arenaria, risalenti all'età del ferro, completi dei relativi corredi funebri: si tratta dell'unica necropoli protostorica individuata nel nostro territorio.
Vi si accede attraverso un comodo sentiero, ben tracciato e ben segnalato, dalla frazione di Santa Barbara (Muggia).
Visualizza Carso segreto in una mappa di dimensioni maggiori
Si distingue dai castellieri carsici per esser stato edificato totalmente in arenaria, e non in calcare.
Del diametro di un centinaio di metri, tagliato in due dal confine di stato, nella parte italiana furono effettuati massicci scavi archeologici, che sono stati recentemente valorizzati con una serie di cartelli e passerelle di legno che li illustrano e permettono di comprendere pienamente nel corso della visita la struttura completa del castelliere.
La sua importanza risiede nel fatto di esser stato uno dei castellieri caratterizzato da una frequentazione molto ampia, che copre praticamente tutta l'epoca del bronzo e prosegue anche nell'epoca romana.
Fu quindi studiato dapprima dal Kandler, poi da Karl Moser, poi dal Marchesetti, ed infine da Benedetto Lonza.
Ma furono gli scavi svolti dalla Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli Venezia Giulia tra il 1976 ed il 1981 che diedero i risultati più interessanti, evidenziando tutta una serie di strutture murarie, un forno, oltre al rinvenimento di innumerevoli reperti.
Di tali scavi, condotti da Dante Cannarella, conservo un ricordo personale.
Allora adolescente, diedi un piccolo contributo all'immane lavoro di ricostruzione e riordino dei reperti raccolti durante gli scavi.
I reperti erano frammenti di cocci, che erano stati raccolti separatamente per zone e strati, ed infine stipati in sacchetti, a loro volta conservati in fustini da detersivo. Un sacchetto alla volta veniva aperto ed il contenuto sparso su un grande tavolo... e cominciava la caccia al tesoro. Si partiva da un pezzo, lo si studiava, si cercava qualche pezzo che, per grana e colore, potesse appartenere allo stesso manufatto, si tentava di far coincidere i pezzi in qualche maniera... e si procedeva in tal modo alla ricostruzione, almeno parziale, dei reperti.
Immaginate un gigantesco gioco di pazienza, realizzato mescolando i pezzi di centinaia di puzzle differenti, e sottraendone però anche una buona metà... un lavoro certosino, che richiedeva ore ed ore di impegno ed attenzione, e svolto (ovviamente) rigorosamente gratis.
Alla fine, ci si ritrovava spesso con un vasetto rabberciato in maniera precaria con colla Vinavil, a cui mancavano una metà dei pezzi... ma se il profilo era completo, tanto bastava perchè si potesse ricostruirne graficamente la forma completa o, se ne valeva la pena, effettuarne un restauro ricostruendo le parti mancanti.
Si raccoglievano poi le parti avanzate, che non erano state utilizzate per alcuna ricostruzione, e si riponevano nuovamente in sacchetti... e si passava ad un altro fustino, mentre lo sguardo cadeva sulla stanza a fianco, che conservava innumerevoli altri fustini in attesa di esser a loro volta aperti e riordinati.
Capitava anche che, all'apertura di un sacchetto, ci si ritrovasse con uno o più pezzi dall'aria familiare... si tornava quindi a recuperere e riaprire uno dei sacchetti già esaminati e nuovamente richiusi, per ritrovare talvolta qualche pezzo gemello... o più spesso inutilmente, perchè la sensazione di "già visto" che ci dava il reperto era in realtà fallace.
Lavoro pesante, impegnativo... ma senz'altro appagante. La soddisfazione di ricostruire, anche solo parzialmente, un manufatto protostorico è una sensazione unica ed impossibile da descrivere, che ripagava ampiamente le ore di impegno necessarie.
Continuando il breve excursus sul castelliere di Elleri: tra i vari reperti, venne rinvenuta anche una stele in arenaria, di epoca romana, con la scritta:
HAEC LEX LATA
EST FERSIMO QVEM SI QVIS VOLET
Altri reperti di epoca romana hanno permesso di determinare la presenza nell'area di un tempio mitraico, oggidì probabilmente completamente distrutto.
Gli scavi nel prato poco distante hanno restituito una trentina di tombe con copertura in arenaria, risalenti all'età del ferro, completi dei relativi corredi funebri: si tratta dell'unica necropoli protostorica individuata nel nostro territorio.
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