In "Storia cronografica di Trieste", compilata alla fine del '600 da Vincenzo Scussa, troviamo una notizia curiosa.
Il 23 giugno 1642 "un putto della villa di Santa Croce, territorio e giurisdizione di Trieste, nella strada che conduce a santo Giovanni di Duino, seguitando una fuina, che si nascose in un mucchio di sassi, scavando quelli, ritrovò un deposito di denari, che ascendevano a ducati trecento. Credevasi però fosse la somma maggiore, non detta dalli contadini parenti per paura non gli fossero levati. Il soldo era: scudi, ongari, zecchini, ducatoni e doble. Non sia meraviglia di questo soldo, poichè anni dieci incirca d'innanzi arrivò Galera da Venezia a Capodistria con soldo per pagare soldatesca, ed altri officianti benemeriti, dato il caso che in quella città si celebravano solenni nozze, alle quali venne invitato il sopracomito di galera, e tutti gli altri comandanti. Avvedutisi li galeotti senza superiorità, fatta congiura tra loro, si scostarono dal lido e liberatisi l'un l'altro da'ceppi, postisi al remo, sicuri che niuno li seguitasse, investirono in terra la galera di qua di Grignano nelle arene di santo Canciano, e caricatisi di soldi li galeotti, se ne fuggirono per la montagna, parte de'quali stanchi e deboli, asconderono il soldo per le vigne, che poi trovossi, e credesi il ritrovato dal putto, come sopra, esser stato danaro di questo numero riposto tra quella petraglia con animo, chi sa? chi può dire? di ritornar a levarlo"
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